Esperienze nei seminari della LUA Libera Università dell’Autobiografia

libera università autobiografia

Premessa

L’assunto fondamentale di partenza è che RACCONTARSI e SENTIRSI COMPRESI sono due bisogni primari, come mangiare e bere.

Attenzione: raccontarsi è parlare di cose importanti per se stessi. Condividere semplicemente qual è il colore preferito o la parola suscitata da una poesia (senza andare oltre) è un raccontarsi superficiale che non soddisfa i due bisogni primari.

Tutte le attività formative (quelle di natura tecnica e a maggior ragione quelle di natura educativa) dovrebbero offrire ai partecipanti la possibilità di raccontarsi e sentirsi ascoltati.

Frequento seminari di questo tipo perché cerco esperienze di condivisione e tecniche efficaci per promuovere il racconto e la condivisione.

I seminari ad Anghiari

La Libera Università dell’Autobiografia è una associazione che si trova ad Anghiari AR, e organizza corsi di formazione e iniziative relative all’autobiografia, e, più in generale, all’approccio narrativo.

Finora, ho partecipato a due seminari.

Nel primo seminario la relatrice ha iniziato parlando ininterrottamente per due ore e mezza, presentando una serie di libri autobiografici. Non so come sia andata a finire, perché alla prima pausa me ne sono andato.

Il secondo seminario era dedicato al concetto di cura, da esplorare con le tecniche della medicina narrativa.

Ci sono innumerevoli spunti di riflessione e condivisione su questo concetto, relativi fondamentalmente a cura di se stessi, prendersi cura di qualcuno, ricevere cura da qualcuno:

  • in quali modi ti prendi cura di te
  • quando ti sei preso cura di te in passato
  • come ti senti rispetto al prenderti cura
  • come ti senti rispetto ad essere oggetto di cura
  • chi si è preso cura nella tua esistenza
  • chi si prende cura di te adesso
  • di chi ti si preso cura nel passato
  • di chi ti prendi cura adesso
  • etc.

Purtroppo, nell’incontro del venerdì pomeriggio e in quello di sabato mattina abbiamo fatto una sola attività relativa alla cura di sé. La consegna era: Scrivi una linea del tempo e indica i momenti del tuo percorso di vita in cui ti sei preso cura di te stesso.

Tutte le altre attività sono state relative ad altro (scrivo a memoria): individuare le parole per noi significative in una canzone di Cristicchi (non relativa alla cura), e poi fare un elenco collettivo delle cose fondamentali per vivere; scegliere la foto di un albero e scrivere un testo a piacere relativo alla foto, disegnare un albero, una attività di movimento corporeo (ognuno da solo, perciò non relativa alla cura). In questo caso me ne sono andato dopo la sessione del sabato mattina.

Nel seminario è mancata totalmente la condivisione autentica. Dopo aver scritto la linea del tempo, le conduttrici avrebbero potuto dividerci in piccoli gruppi e in ogni gruppo ognuno avrebbe potuto raccontare alcuni dei momenti che aveva individuato, invece niente.

L’aula era disposta con banchi a ferro di cavallo, le modalità di lavoro e interazione erano solo due: esercizi svolti singolarmente, ognuno al proprio posto, e poi interazione in plenaria con una delle conduttrici che ci interrogava: Leggi il testo che hai scritto relativo all’albero. E poi a ciascuno degli altri: Quali parole ti hanno colpito del testo? E chiuso lì. Eravamo 20, perciò sessioni lunghissime prima di aver fatto parlare tutti.

Lavorare con le metafore e con i contenuti stimolo

Nel seminario, le conduttrici hanno utilizzato principalmente la modalità del contenuto stimolo: si presenta alle persone uno stimolo (ad esempio un testo o una immagine), e si chiede di produrre una riflessione verbale o un elaborato (testo scritto, disegno).

Questa modalità è diversa da quella del lavoro con le metafore: nel lavoro con le metafore si chiede alla persona di rispondere a una domanda su di sé o su aspetti della propria esperienza di vita producendo una metafora. Ad esempio: Se tu fossi un albero, che albero saresti? La consegna in questo caso può essere disegnare un albero, descrivere per iscritto un albero, rappresentare un albero col proprio corso, etc. Segue poi il debriefing in cui la persona spiega le caratteristiche del suo elaborato. Oppure anche: Con dei mattoncini di plastica (oppure con l’argilla, con un collage, con un disegno) rappresenta il tuo matrimonio.

Con le metafore la persona è in grado di spiegare il senso della risposa. La produzione di metafore serve proprio a migliorare la consapevolezza di idee o emozioni (se utilizzo un approccio costruttivista, dirò che le metafore servono a far emergere emozioni e/o produrre significati). La persona con questa tecnica ha un ruolo attivo nel migliorare la propria consapevolezza.

Le esercitazioni con contenuti stimolo, al contrario, producono contenuti così generici che, per trarne un significato, vanno interpretati da esperti. Hai disegnato l’albero in questo modo perché sei……. La tua storia, dove racconti che devii dal sentiero per riposarti sotto un grande albero dimostra che…….

Sotto questo punto di vista le attività basate sul contenuto stimolo ricordano quelle psicoanalitiche.

A me l’approccio psicoanalitico non piace perché la persona aumenta la propria consapevolezza (ammesso che la aumenti) grazie all’interpretazione del terapeuta. Alla persona, cioè, viene assegnato un ruolo passivo, le interpretazioni spesso sono errate e vengono imposte, etc.

Nel seminario abbiamo svolto attività basate su contenuto stimolo ma senza interpretazione, perciò ancora più sterili.

In sintesi, anche in questo secondo seminario lo spazio dedicato al raccontarsi e ad attività di condivisione autentica (nel senso di relativa a cose significative per la persona) è stato pressoché inesistente.

Autore © Leonardo Evangelista. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.

Gli insegnamenti di Jacopo Fo

murale ad Alcatraz Jacopo Fo
Un murale ad Alcatraz

Jacopo Fo è un importante filosofo italiano. Pur non ricoprendo ruoli accademici ha scritto alcune decine di libri, alcuni dei quali hanno avuto una vasta diffusione, su vari temi relativi all’esistenza, quali ad esempio relazioni, sessualità, cognizione, salute, discipline orientali, cattolicesimo, energie alternative e risparmio energetico, etc.

Jacopo Fo è anche un artista, e incidentalmente è anche figlio di Franca Rame e Dario Fo, ma questi sono aspetti secondari rispetto all’originalità del suo pensiero che è il tema di questo articolo.

Ho seguito il corso di Yoga demenziale tenuto da Jacopo Fo ad Alcatraz, il suo centro culturale in Umbria, credo la prima volta nel 2003, e poi di nuovo quest’anno (2023). Ne approfitto così per scrivere un commento sui suoi insegnamenti.

Tieni presente che la mia conoscenza del pensiero di Jacopo Fo è limitata. Oltre a partecipare ai due corsi ho letto non più di 2-3 dei suoi libri; perciò, questo resoconto sarà parziale e mi scuso in anticipo con Jacopo se la mia descrizione dei suoi insegnamenti sarà parziale o addirittura inesatta.

La saggezza dell’Oriente è poco utile

Uno degli insegnamenti fondamentali di Jacopo Fo, in sintesi, è che la saggezza dell’Oriente non funziona / non è utile, nel complesso, per risolvere i nostri problemi di vita.

Saggezza dell’Oriente è un termine assai generico che indica gli insegnamenti delle molte discipline religiose e filosofiche orientali, fra cui le principali arrivate in Occidente sono l’induismo, il buddismo, lo zen, la pratica dello yoga, la medicina tradizionale cinese.

Ovviamente ognuna di queste correnti ha mille sfaccettature, e volendo è possibile trovare all’interno di ciascuna singole teorie o tecniche che possono rivelarsi parzialmente utili anche nella nostra vita di occidentali. Il concetto fondamentale però, è che i contenuti di queste teorie non sono utili per impostare complessivamente la nostra vita, come invece ci propongono molti ‘maestri’ che le promuovono.

Ad esempio, qualcuno sostiene l’utilità di impostare la propria vita secondo i dettami del buddismo tibetano, altri di praticare costantemente lo yoga, altri ancora di leggere le nostre difficoltà (e di cercare soluzioni) in termini di chakra chiusi o aperti o di sbilanciamento fra Ying e Jang.

Cosa ci ha raccontato Jacopo

Perché dico che secondo Jacopo Fo e la saggezza dell’Oriente non funziona / non è utile, nel complesso, per risolvere i nostri problemi di vita?

Nella conversazione con noi corsisti che ha tenuto il 18 agosto 2023, Jacopo, con l’approccio ironico e la capacità di affabulazione che lo caratterizzano, ci ha raccontato una serie di storie che svalutano la saggezza orientale.

Ad esempio la storia di Kunga Legpa, un mistico tibetano che centinaia di anni fa ha ridicolizzato l’allora Dalai Lama e tutti i riti del buddismo tibetano, poi la storia di un discepolo lodato da Budda perché lascia morire di fame suo figlio pur di non distrarsi dalla meditazione, poi ancora la sua esperienza (di Jacopo) a Pomaia, centro della spiritualità tibetana tradizionale in Toscana, dove si è reso conto che per anni ha praticato la meditazione ‘sbagliata’ (che la gran parte dei maestri in Occidente continua a promuovere) perché volta a potenziare ulteriormente le capacità di concentrazione che noi occidentali abbiamo già ben sviluppate, poi ancora ci ha parlato della sua respirazione diaframmatica (adottata seguendo gli insegnamenti dell’hata yoga) che, ci ha detto, gli ha provocato due ernie addominali. Jacopo ha inoltre evidenziato come il buddismo, per arrestare il ciclo delle reincarnazioni, veda con favore l’estinzione dell’umanità, obiettivo per noi occidentali totalmente inaccettabile.

Al contrario, Jacopo ha citato come esempi positivi Krishnamurti, che a un certo punto della sua vita ha rifiutato il ruolo di Nuovo Buddha, e secondo cui (cito a memoria) l’illuminazione consisterebbe semplicemente nel vivere consapevolmente il qui e ora, e nient’altro. Jacopo ha inoltre citato, in positivo, ma senza spiegare perché (il pranzo era pronto, avevamo sforato il tempo) il libro di Anthony de Mello, Chiamati all’Amore.

In sintesi, Jacopo, con un approccio antidogmatico, ci invita a non cercare nella saggezza dell’Oriente indicazioni di vita totalizzanti. Ma se la saggezza dell’Oriente è poco utile (questa è la parte destruens del suo pensiero), in che direzione, secondo lui, possiamo guardare per dare un indirizzo alla nostra esistenza?

Altri aspetti degli insegnamenti di Jacopo Fo

La fenomenologia dell’esperienza quotidiana

Un aspetto importante degli insegnamenti di Jacopo Fo è la sua attenzione alla fenomenologia dell’esperienza quotidiana. In parole povere, la sua elaborazione teorica è basata sulla sua personale esperienza della realtà.

Jacopo rielabora gli insegnamenti delle tante teorie orientali e occidentali di cui è venuto a conoscenza sulla base della sua esperienza personale quando ha provato ad applicarle.

La sua indicazione a ciascuno di noi è di fare lo stesso, di riflettere, cioè, e di trarre ispirazione dalla nostra esperienza quotidiana. Non è una indicazione da poco.

La gran parte di noi semplicemente vive, senza riflettere più di tanto sulle proprie pulsioni e sensazioni e sulle indicazioni di vita che possiamo ricavare dalla nostra esperienza quotidiana. Spesso la nostra visione del mondo e i nostri obiettivi di vita sono basati sulla visione e sugli obiettivi di persone diverse da noi, che vengono diffusi attraverso opere letterarie e i social media e che facciamo nostri acriticamente.

In questo invito alla autoconsapevolezza rientra anche una serie di esercizi fisici e mentali che Jacopo ci ha fatto fare durante il corso.

Ad esempio, l’esercizio del braccio che si alza da solo dopo aver tenuto il dorso della mano pressato per almeno un minuto contro un oggetto rigido, il miglioramento dei riflessi grazie a tecniche di visualizzazione nell’esercizio che consiste nell’afferrare una banconota al volo, il miglioramento delle capacità di resistenza a una persona che ci spinge grazie a una postura particolare, l’aumento della resistenza alla piegatura di un braccio teso grazie di nuovo a tecniche di visualizzazione.

L’attenzione alle eccezioni positive

Oltre alla fenomenologia della vita quotidiana, Jacopo dedica attenzione alle vicende personali e storiche di quanti in maniera creativa trovano soluzioni a problemi specifici. Nell’incontro del 18 agosto, ad esempio, ha citato la creatività del sindaco Antanas Mockus nel risolvere i problemi della città di Bogotà. Due giorni fa ci ha fatto vedere uno spettacolo teatrale scritto da suo padre e recitato da Mario Pirovano sulla vittoriosa resistenza degli indiani della Florida agli invasori prima spagnoli e poi americani.

Indicazioni normative in alcuni ambiti

Come abbiamo visto, Jacopo Fo svaluta il contenuto delle discipline orientali e ci invita a trarre ispirazione dalla nostra esperienza quotidiana; tuttavia, in alcuni ambiti di vita ci fornisce anche indicazioni di comportamento. Ad esempio ci fornisce  indicazioni normative su sessualità (vedi ad esempio Lo zen e l’arte di scopare), sui rapporti uomo-donna (vedi ad esempio La corretta manutenzione del maschio), sulle cure mediche (vedi ad esempio Guarire ridendo).

Ma per capire fino in fondo il senso degli insegnamenti di Jacopo Fo è necessario spiegare anche il contesto in cui si colloca la sua produzione intellettuale.

La ricerca di senso di coloro che erano giovani nel 1968

Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso molti giovani occidentali si sono rivoltati contro i valori dei loro genitori: arricchirsi (per quanto possibile), sposarsi, fare figli, vivere in una bella casa di proprietà, cercarsi un lavoro regolare, seguire disciplinati le direttive dei superiori e della chiesa. Ma anche mantenere il ruolo subordinato delle donne e continuare (negli Stati Uniti) la discriminazione di gay e persone di colore.

Alcuni dei valori dei loro genitori, va detto, erano almeno in parte comprensibili. I genitori di coloro che erano giovani a fine degli anni ’60 erano nati nella povertà estrema seguita alla crisi del 1929, avevano subito o addirittura partecipato alla Seconda guerra mondiale e poi finalmente stavano vivendo il boom economico del dopoguerra che permetteva livelli di vita e di sicurezza economica mai visti prima.

La contestazione giovanile della fine degli anni ’60 ha creato nei partecipanti una gigantesca richiesta di senso: se i valori dei genitori non vanno bene, cosa mettere al loro posto? In quegli anni era esperienza comune appassionarsi e discutere con altri giovani dei valori della vita, e sforzarsi di impostare la propria vita secondo i dettami dei valori scelti.

In questa ricerca di senso i dettami dei vari filoni della saggezza orientale sono stati visti come una possibile soluzione. NOTA 1 Altri giovani si sono invece indirizzati verso una rivitalizzazione della religione cattolica, vedi ad esempio l’esperienza di Comunione e Liberazione, e altri verso il comunismo integralista (vedi ad esempio la nascita dei gruppi extraparlamentari). In questo articolo non approfondirò queste esperienze.

A fine anni ’60 vari maestri spirituali indiani e tibetani si sono trasferiti in Europa e in America riscuotendo molto successo. La migrazione di santoni in Occidente in realtà era iniziata già nel 1800, ma dagli anni ’60 del secolo scorso ha subito una accelerazione, vedi un resoconto dettagliato in Eastern Religion in the West: The First 100 Years). Inoltre molti giovani europei, seguendo l’esempio dei Beatles, sono andati in Oriente. I vari santoni si sono posti come portatori di soluzioni da applicare a tutti gli aspetti della vita, creando spesso delle vere e proprie sette, vedi ad esempio l’esperienza di Osho nel mio articolo Cosa ci insegna la parabola di Osho.

La ricerca di senso / soluzioni è stata indirizzata anche verso culture più genericamente non europee, vedi ad esempio Carlos Castaneda che in A scuola dallo stregone e nei libri successivi favoleggia su presunti insegnamenti comunicategli da uno stregone messicano. Sugli imbrogli di Castaneda vedi il mio articolo Carlos Castaneda, fine di un mito.

Non solo valori su cui impostare la propria vita, anche soluzione ai propri problemi

La saggezza dell’Oriente è stata utilizzata non solo per trovare valori su cui impostare la propria vita, ma anche la soluzione ai propri problemi quotidiani di natura ad esempio relazionale o sessuale. Vedi ad esempio la miriade di libretti con gli insegnamenti di Osho sui principali problemi di vita.

Si è addirittura creata una ibridazione dove ‘maestri’ occidentali proponevano soluzioni a problemi personali utilizzando una terminologia orientale, vedi ad esempio il tantra yoga utilizzato in Occidente (completamente diverso da quello reale indiano tanto da essere chiamato, per chiarezza, neotantra) per curare l’eiaculazione precoce.

Il ruolo di Jacopo Fo in una società in cerca di valori

In questo contesto, Jacopo Fo, con un approccio ironico e dissacrante, ha provato a immunizzarci contro tutti i dogmatismi che ci venivano proposti in alternativa ai valori dei nostri genitori. L’azione iconoclasta di Jacopo è stata di volta in volta rivolta contro i santoni orientali, contro la chiesa cattolica, contro la sinistra integralista. E in più Jacopo ci ha fornito le sue spesso personalissime (e divertenti) ricette alternative sui principali problemi dei giovani, in particolare su sessualità e relazioni.

In cosa credono i giovani di oggi

La maggioranza dei giovani di oggi non contesta più i valori dei propri genitori perché la società, rispetto agli anni ’60, è cambiata in meglio. Le famiglie sono più aperte e tolleranti, i dettami della chiesa sono seguiti solo da una minoranza della popolazione (e comunque anche la chiesa è cambiata, vedi l’odierno Papa Francesco), la sessualità è vissuta più liberamente, i diritti delle donne e delle minoranze sono maggiormente tutelati, etc.

Tutto questo ha comportato una drastica riduzione della ricerca di valori. Nessuno fa più discussioni ispirate sul senso della vita.

Le persone vivono e basta. Ci sono riflessioni e elaborazioni teoriche solo su problemi specifici che possono presentarsi (ad esempio crisi di coppia, problemi di natura sessuale, problemi di salute), ma solo quando si presentano. Manca cioè, contrariamente a 40 anni fa, una riflessione e elaborazione rivolta a tutti gli aspetti di vita.

Sto parlando per grandi numeri, in realtà anche oggi ci sono minoranze di giovani che seguono santoni vari, che praticano lo yoga o la mindfulness tutti i giorni, oppure ancora che sono coinvolti in gruppi cristiani integralisti, ma sono appunto minoranze.

La rilevanza del pensiero di Jacopo Fo

Questo, secondo me, ha ridotto la rilevanza del pensiero di Fo. Se le persone non discutono più di massimi sistemi, la sua critica dei massimi sistemi non viene apprezzata.

In più, la rilevanza degli scritti di Jacopo Fo su sessualità e relazioni è diminuita perché l’approccio promosso da Fo e da altri (nel seminario del 18 agosto Jacopo ha citato ad esempio la sessuologa Leslie Leonelli), grazie anche all’attività divulgativa di Jacopo, oggi è divenuto mainstream.

Gli scritti di Fo rimangono comunque rilevanti per chi si interessa di discipline orientali e/o desidera approfondire le tecniche  sessuali e/o migliorare le proprie relazioni e/o la gestione di se stesso.

Oggi i temi che vanno per la maggiore e sono costantemente sui media sono diversi. Ne elenco alcuni:

  • l’ambientalismo catastrofista (se non risolviamo tutti i problemi ecologici entro domani l’umanità si estinguerà in 6 mesi),
  • la promozione della fluidità sessuale,
  • la contestazione del merito,
  • l’animalismo intransigente
  • la lotta al precariato dei lavoratori dei trasporti e dei servizi dequalificati.

Tuttavia sono temi che, per quel che posso capire, Jacopo Fo non ritiene rilevanti (nemmeno io).

……

NOTA 2: Ho raccontato la mia personale disillusione con la saggezza d’Oriente nell’articolo Non credo più all’Oriente.

Vedi anche:

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I chakra non esistono

Allora, ero a questo seminario di massaggio tantra e al termine della prima giornata mi sono sorpreso a pensare: Finalmente un seminario dove non si parla di chakra!

L’ho detto troppo presto. La mattina dopo abbiamo cominciato con una Chakra meditation.

Fino a metà Ottocento in Europa si credeva che la gran parte dei disturbi fisici e psichici fosse dovuta a uno sbilanciamento di quattro umori fondamentali: malinconico, flemmatico, collerico e sanguigno, seguendo la teoria degli umori, messa a punto dagli antichi Greci, e poi adottata dai Romani e da lì fino al Rinascimento e oltre. Poi lo sviluppo della medicina scientifica ha mandato questa teoria in soffitta.

Adesso ammettiamo che qualcuno che abita in Oriente (in India o in Cina) ed è scontento delle locali pratiche mediche venga da noi a riprendere la teoria degli umori e ne faccia la base per pratiche di guarigione e attività educative. Noi faremmo una risata.

Eppure questo è esattamente quello che è accaduto quando qualche scontento occidentale ha importato in Occidente la medicina cinese e/o indiana che crede che all’interno del corpo umano esistano i chakra, vale a dire dei centri energetici di energia vitale del corpo che governano le funzioni organiche e mentali. La credenza dell’esistenza dei chakra è frutto di una anatomia ingenua e ignorante sviluppata in Oriente nella notte dei tempi. In Cina e India le credenze sui chakra sono ancora diffuse perché sono Paesi poveri dove c’è ancora tanta gente illetterata e povera che non ha accesso alla medicina scientifica.

Poiché i chakra non esistono (se dissezioniamo un corpo umano troviamo organi, e non centri di energia, e l’energia vitale ugualmente non esiste) tutte le attività che mirano a risvegliare i chakra, aprire i chakra, spostare l’energia da un chakra a un altro sono semplicemente giochi di bambini.

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Se ti senti rifiutato è un problema tuo (ma in realtà è del conduttore)

In un recente corso di massaggio tantra le coppie per svolgere i vari esercizi venivano formate dividendo i partecipanti in due file, quella di chi sceglie e l’altra di chi, a occhi chiusi, viene scelto. Prima della scelta veniva ribadito che chi non trovava un partner gradito poteva rifiutarsi di formare una coppia. In questo modo, alcune persone (in genere le più anziane o le meno attraenti) rimanevano senza partner e non svolgevano l’esercizio.

Quando a un certo punto uno di quelli che rimanevano senza partner si è lamentato, dicendo che si sentiva rifiutato, il conduttore del gruppo gli ha risposto che aveva un problema di abbandono su cui doveva interrogarsi e ‘lavorare’ a livello psicologico.

Il problema in realtà era che il conduttore aveva strutturato male il programma.

Nei corsi di massaggio tantra (e di tantra in generale) si fanno massaggi di coppia dove entrambi i partecipanti sono nudi o quasi nudi (vestono solo gli slip oppure un telo intorno ai fianchi alla maniera indiana), e il massaggio può prevedere, a seconda dei livelli, anche carezze del seno, dei glutei, dei genitali e la stimolazione dei genitali. Alcuni dei partecipanti arrivano già in coppia e svolgono tuti gli esercizi con il partner, altri invece si iscrivono da soli e per fare pratica e imparare la tecnica (che poi tornati a casa useranno con amici, amanti o clienti paganti) devono far coppia con sconosciuti.

Per facilitare lo svolgimento del corso, il conduttore deve far svolgere, all’inizio del corso, una serie di esercizi che hanno lo scopo di far familiarizzare sia da un punto di vista relazionale che fisico tutti i partecipanti. Si tratta ad esempio di condivisioni in piccoli gruppi dove ognuno racconta le aspettative e i timori relativi al corso, o alcuni aspetti e preferenze della propria vita affettiva e sessuale. A livello fisico, si tratta invece di esercizi come quello dove i partecipanti camminano e quando si incontrano si guardano negli occhi e si abbracciano, oppure altre attività di contatto fisico a basso impatto emotivo, ad esempio ricevere carezze bendati ma vestiti, o massaggi non genitali in piccolo gruppo.

Grazie a questo tipo di attività si crea nel gruppo un piacevole sentimento di vicinanza fra i partecipanti che rende poi possibile formare le coppie semplicemente tirando a sorte e senza rifiuti di partner.

Queste attività inoltre riducono la possibilità che i partecipanti abbiano sensazioni negative mentre sono impegnati nel massaggio tantra vero e proprio.

Nel corso in questione, il conduttore del gruppo aveva saltato completamente questa fase di rottura del ghiaccio, passando immediatamente alla pratica del massaggio tantrico di coppia. Il problema dunque non era del partecipante (chiunque in quella situazione si sarebbe sentito rifiutato), ma del conduttore. In prima giornata inoltre due partecipanti hanno avuto difficoltà psicologiche sostanziali nello svolgimento dei massaggi, una ha  addirittura interrotto  l’esercizio di massaggio.

Conduttori che a ogni workshop continuano a creare un setting dove qualcuno si sente rifiutato o vive le attività come minacciose mostrano una scarsa attenzione al benessere dei partecipanti e una scarsa capacità di condurre gruppi.

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Cosa ci insegna la parabola di Osho

Le vicende di Chandra Mohan Jain, ribattezzatosi poi Acharya Rajneesh, in seguito Bhagwan Shree Rajneesh e infine Osho sono state recentemente riportate in vita dalla docuserie Wild Wild Country andata in onda su Netflix. Io ero giovane quando Osho imperversava e per strada si vedevano persone vestite di arancione. Una mia compagna di università faceva l’entreneuse per procurarsi i soldi per poter soggiornare nella comune di Osho in Oregon, e un mio conoscente ex Lotta Continua era diventato un suo seguace. Io, che ho un approccio occidentale alla vita e valuto molto l’uguaglianza, ho sempre avuto una resistenza a farmi seguace di un guru.

La serie di Netflix mi ha dato l’occasione di ripensare alla vicenda di Osho, che continuo comunque a trovare in giro: conosco persone che sono state a visitare la sua tomba in India, vicino a casa mia c’è il centro di Osho Miasto, che promuove attività basate sui suoi insegnamenti (ma anche Villa Vindavana, centro di irradiazione degli insegnamenti di un altro santone indiano), e mi è capitato di partecipare a workshop di sviluppo personale tenuti da facilitatori che erano stati suoi seguaci (in uno di questi ci hanno fatto vedere la registrazione di uno dei suoi discorsi, io mi sono addormentato). Oltre alla serie di Netflix, ci sono tanti libri scritti da suoi (ex) seguaci che raccontano la loro esperienza con lui (vedi in fondo a questa pagina)

L’Oriente ha avuto una parte importante nel mio sviluppo personale: in terza media / prima liceo, prima di dedicare il mio tempo alla politica, praticavo lo yoga e leggevo le opere di Sri Aurobindo e Yogananda, ci ero arrivato da un percorso partito da Universo proibito di Leo Talamonti e Il Mattino dei maghi di Bergier e Pauwels. L’Oriente mi interessava perché ero affascinato dal mondo magico e nelle filosofie orientali ho cercato a lungo, senza trovarle, le soluzioni ai miei problemi esistenziali di adolescente e poi di adulto.

Dalle testimonianze dei seguaci vengono fuori accadimenti apparentemente contrastanti: tutti i suoi seguaci segnalano di aver vissuto, grazie alla vicinanza con Osho, sensazioni di pace e benessere e crescita personale, alcuni anche esperienze estatiche. D’altra parte Osho era un megalomane: sosteneva di essere la reincarnazione di San Giovanni Battista (e la sua compagnia Vivek la reincarnazione di Maria Maddalena), che Buddha era entrato in lui (vedi il resoconto di Devakant, p.290) e un accumulatore seriale: è arrivato a possedere più di 90 Rolls Royce, nonché decine di bracciali e orologi preziosi, comprati coi soldi richiesti ai seguaci, parte dei quali, per poter visitare e rimanere nell’Ashram, arrivavano a prostituirsi e commerciare droga, oppure erano costretti a lavorare fino a 19 ore al giorno, senza retribuzione. I pasti nell’ashram (sia a Poona che in Oregon) erano insufficienti, la gran parte dei seguaci erano denutriti e in precarie condizioni fisiche, spesso con malattie veneree a causa dei frequenti rapporti sessuali non protetti con più partner. I seguaci che non seguivano alla lettera le indicazioni di Osho o dei suoi fiduciari erano espulsi dall’ashram dalla mattina alla sera, senza soldi. I bambini venivano iniziati a pratiche sessuali con adulti (vedi la testimonianza di Tim Guest). Osho chiedeva prestazioni sessuali ad alcune delle sue seguaci, spingeva i suoi seguaci alla sterilizzazione, in Oregon i suoi seguaci hanno programmato assassini, eseguito attentati e volutamente creato un’epidemia di salmonella che ha colpito oltre 700 persone, etc., etc. Osho inoltre picchiava la sua compagna Vivek, per un periodo era dipendente da Valium e protossido di azoto, e  profetizzava a vanvera. Ad esempio a un certo punto sosteneva che ci sarebbe stata una guerra nucleare entro un paio di anni (nella comune in Oregon fu dato l’ordine di costruire rifugi anti nucleari), e poi ancora che entro il 2000 due terzi dell’umanità sarebbero morti di AIDS. Vedi un approfondimento a questa pagina.

Dunque qual è l’insegnamento principale della vicenda di Osho? Secondo me che la capacità di un guru di provocare esperienze sovrasensoriali e benessere nei suoi seguaci non basta a classificarlo come ‘buono’ o ‘illuminato’ (in senso buddista). Un determinato guru (nel caso specifico Osho) può mostrare capacità sovrumane (quelle che ci si aspetta dai guru) e provocare esperienze sovrasensoriali e benessere nei propri seguaci, ma ugualmente essere malvagio, approfittarsi di loro e soffrire di quegli stessi limiti (ad esempio comportamenti violenti o attaccamento alla ricchezza) che vorrebbe far superare ai suoi seguaci. Mostrare capacità sovrumane e provocare benessere non è di per sé, purtroppo, un segnale sicuro di ‘bontà’ o illuminazione.

Lascio dire allo studioso Timothy Conway, che esprime questo concetto meglio di me:

Even more than the notable Mafia bosses, dictators and their ilk, who often exude a formidable, palpable animal magnetism, Rajneesh / Osho was known by his sannyasins to be surrounded by an extremely potent and influential energy field that could put people into temporary altered states of consciousness and even deep trances. But Rajneesh is certainly not alone in this. My M.A. thesis in graduate school back in 1983 focused on the cross-cultural, widespread set of phenomena associated with figures from religious history East and West, ancient and contemporary, who are felt to be the source of this unusual energy that gets variously called Shaktipat by the Hindu Tantrikas (bestowal of the Divine Shakti energy), the Charismata Power of the Spirit by Christians (from Jesus and early followers to medieval monasteries to modern-era Pentecostal and Charismatic circles), the Baraka or Berekah blessing force around many Muslim Sufi and Jewish mystics, the Wang empowerments around certain Tibetan Buddhist lamas, the Ch’i or Ki energy around meditation masters and martial artists of China and Japan, the Mana energy around Polynesian shamans and called by various names around other shamans and shamanesses in indigenous tribes found worldwide.

What also became clear to me in my extensive research back then and over the years since then is that such potent, palpable energy or vital force can come through scoundrels as well as saints and sages. It’s for this reason, for example, that early and later Christian leaders ranging from St. Paul to St. John of the Cross were very, very cautious before labeling such energy a clear, pure manifestation of God. Jesus’ criterion, “By their fruits you shall know them” became paramount, and in many cases Christian sages were carefully watching and feeling with their own charismatic power of “discerning spirits” to determine if the source of the dazzling energy in themselves or others was Divine or demonic or somewhere in between. The same kind of careful spiritual discernment regarding unusual potent energies and miracles and other manifestations has occurred among the wisest spiritual leaders of our sacred traditions, from the ancient time of the Upanishad’s sages and the Buddha to the present time.

It’s well known to the true sages that powerful but ultimately confused, constricted discarnate entities regarded as “demons” or “titans” (Skt.: asura, rakshasa, etc.) can create such electric energies through human beings as a way of then “feeding” on the aroused emotions and psychic states of the hordes of people who surround the human channel. That’s why many Zen masters often warned their students to simply regard all unusual states and energies as makyo, distracting “diabolical phenomena,” and instead wake up to the Open, Infinite Awareness, the formless “Big Self” or pristine “Buddha-Nature.”

In concluding this point: Just because a charismatic figure is felt to be a powerhouse of energy creating altered states of consciousness in people does NOT mean the figure should be viewed as a perfected spiritual master or venerated as “Divine,”

In the case of Rajneesh, therefore, we can surely affirm that he was somehow a source or a channel, especially from the mid-1960s until some time in the 1970s (after which it’s hard to determine whether it was Rajneesh or the group-energy of thousands of people responsible), for a very powerful Shaktipat energy that created dramatic effects in numerous persons around him. But what was the long-term effect of all this energy? Yes, there was evidently and undeniably a lot of good! But there were also a lot of “not-so-good” consequences dark and painful. So, to reiterate Jesus’ statement: “By their fruits you shall know them.”

(…)

[Osho] wasn’t fully free [from his egoic samskaras – binding attachments-aversions] from the beginning, and predictably began to have some psychological and emotional problems rooted in a subtle, insidious sense of self. All the inflation and aggrandizing of that self (by himself and others) could not stave off a certain ‘crash,’ and then had to come the compensations (as you specified in an earlier email: the Rolls-Royces, etc.)…. I know this sounds harsh, but we really need to distinguish between the fully enlightened on the one hand, and, on the other hand, those individuals like Rajneesh who have powerful glimpses of real awakening, kensho/satori experiences (in Zen language), but then fall back into their egoic samskaras [binding attachments-aversions] and karma-producing tendencies. It seems like it was just assumed far too early (by both Rajneesh and his followers) that he was ‘fully enlightened,’ not just a very talented, experienced, insightful, charismatic guy who’d made some spiritual breakthroughs into fearlessness, exhilaration, etc. And on the basis of this idea that he was ‘fully enlightened’ everyone got into some trouble; though, as you say, all sorts of good things happened too! I could starting naming for you dozens and dozens of figures similar to Rajneesh who claimed (or had others claiming) that they were ‘fully enlightened,’ but none of these have authentically lived from that Holy Wholesomeness beyond the needy self.”

(..)

Evidently Rajneesh was not free of several of these ten fetters (e.g., recall his self-inflated narcissistic boasts, the attachments to sex and expensive toys, the delight in stirring up controversy for the sake of controversy, elevating himself above earlier sages [Sankara, the Buddha, et al.] by misrepresenting and criticizing their views, etc.). Going further, where, really, was the truly heroic self-sacrifice and the love/compassion? (—we’ve heard of too many incidents reported by former close disciples of the lack of these traits). And where was that “all-seeing” “functional omniscience” reported of the Buddha and, more recently, of Ramana Maharshi, Shirdi Sai Baba, and several others?

Libri di seguaci di Osho che raccontano la loro esperienza (riporto solo quelli che ho letto o sto leggendo)

  • Devakant. In the eye of the Hurricane
  • Subhuti Anand Weight. Wild Wild Guru
  • Milne Hugh. Bhagwan. The God that failed
  • Guest Tim. My life in orange
  • Yoga Punya. On the Edge. Living with an Enlightened Master
  • Ma Anand Sheela. Don’t Kill him! The Story of my Life with Bhagwan Rajineesh
  • Luglio Radha. Tantra. Un modo di vivere e amare
  • Strelley Kate. Ultimo gioco
  • Prem Shunio. Diamond Days with Osho

La parabola di Osho si inserisce all’interno del più generale processo di diffusione in Occidente di teorie mistiche orientali, processo che ha portato spesso a delusioni o vere e proprie truffe. Vedi una descrizione delle varie vicende a questa pagina. Dall’introduzione:

In the 1960s it seemed that the Wisdom of the East was arriving on every other 707 from Asia to rescue i baby boomers from the dismal promise of a job in the city and a home in the suburbs and church on Sundays.

Unfortunately this captivating fairy story of how Indian Holy Men and their devotees have established ideas like karma and enlightenment, puja and meditation into the New Age of Western popular culture has, as is traditional, a dark twist. The magical promises of realisation and enlightenment or magical powers and tantric sexuality have turned out to be damp squibs and the Holy Men often, if not nearly always, have been as sleazy and phony as a politician or snake-oil salesman and they have wasted the hopes and lives of thousands, if not millions, of those who trusted them while they secretly indulged in the very physical pleasures they claimed to be above.

This movement is based on a few separate strands:

  • the 19th century translation and publication of Hindu and Buddhist scriptures
  • the writers and hustlers who created the dream of a Mystic East where yogis and swamis had occult powers
  • the recruitment of a few remarkable men who travelled to the West and their sympathisers and financers
  • the removal of racist immigration barriers that allowed Asian gurus to try their luck in the USA
  • the American Way which promotes and produces profit from religions that glorify asceticism and self-sacrifice

 

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Lavorare a maglia fa bene come lo yoga

Secondo alcuni studi, citati in questo articolo, lavorare a maglia ha una serie di benefici che le persone ricercano praticando yoga. In particolare:

Il movimento ripetitivo della maglia, che si traduce in sciarpe, maglioni o guanti, fa sì che il cervello rilasci endorfine, distraendo dai dolori mentali e fisici.
 
Lavorare a maglia riduce l’ansia e lo stress, stimola gli emisferi cerebrali e rallenta il declino delle capacità cognitive. Il lavoro delle mani viene migliorato, riducendo i rischi di artrosi, o altri problemi come l’infiammazione del tunnel carpale.
 
Sono inoltre numerosi i benefici sullo stato d’animo di chi lavora ai ferri, perché aumenta l’autostima grazie anche a dei processi di socializzazione più veloci ed efficaci. Non è dunque per nulla inappropriato il parallelo che sempre di più è fatto con lo yoga: il knitting e lo e yoga riducono lo stress, riconnettono con la parte più profonda di noi e sono antidepressivi.  
 
Lavorare a maglia attiva le aree del cervello deputate al pensiero e alla meditazione. Nello yoga la meditazione è uno degli otto pilastri. Una mente meditativa favorisce il fluire delle energie e porta al rilassamento fisico. Secondo specifici studi, inoltre, anche il movimento degli occhi che segue il lavoro del filo sulla maglia, tra ferro e ferro, da un lato all’altro, può essere un aiuto: quello stesso movimento oculare è una tecnica utilizzata nello yoga.

Puoi leggere altri articoli sullo stesso tema quiqui e qui.

Le fantasie di lui e di lei

Lui: Ho la fantasia di prenderti da dietro la sera quando ti lavi i denti prima di andare a dormire. Tu che fantasie hai?

Lei: Che la sera quando torno a casa dal lavoro mi fai trovare la cena pronta. Una cena come si deve, non quelle cose francescane che prepari di solito.

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Quali attività nei corsi tantra

Che tipo di attività troviamo nei corsi tantra?

Un’indicazione ci viene da un questionario di gradimento distribuito nel settembre 2020 da una coppia di docenti di corsi tantra. Il questionario chiede ai partecipanti ai loro corsi che tipo di attività preferiscono. Ecco l’elenco delle attività riportate nel questionario:

  1. Yoga
  2. Lavoro con il corpo attraverso la danza
  3. Esercizi da bendati
  4. Dimostrazione del massaggio
  5. Pratica del Massaggio
  6. Esercizi sugli elementi
  7. Esercizi sul maschile/femminile
  8. Teoria
  9. Attività pratiche
  10. Cerchi di condivisione

Gli esercizi bendati sono esercizi di contatto con gli altri (ad esempio una persona bendata viene accarezzata da altri in successione). Gli esercizi sugli elementi, pur avendo partecipato ai seminari, non so cosa siano. E ugualmente attività pratiche e esercizi sul maschile / femminile.

Ripensando alla mia esperienza nei corsi organizzati da questa coppia di docenti e da altri, suddividerei le attività più frequenti in questo modo:

  1. Teoria: cos’è il tantra etc.
  2. Informazioni / indicazioni per vivere una migliore sessualità (e a volte anche migliori relazioni). Qui troviamo elementi di educazione sessuale e suggerimenti su come risolvere problemi sessuali (vedi ad esempio questa pagina su un sito dedicato al tantra)
  3. Danza
  4. Esercizi di respirazione e altri esercizi fisici (tipo quelli fatti nella bioenergetica)
  5. Esercizi di contatto con altre persone inclusi massaggi
  6. Cerchi di condivisione sugli esercizi svolti

Meno frequenti

  1. Esercizi di attenzione focalizzata (meditazione)
  2. Racconto di sé (difficoltà, preferenze, modalità tipiche di comportamento in ambito sessuale e/o relazione).

Che cosa cercano i partecipanti nei corsi tantra?

In Occidente il tantra viene diffuso con la promessa di una sessualità più appagante, vedi ad esempio libri dal titolo:  Tantra, la via dell’estasi sessualeTantra, vivere l’affettività, l’amore e l’erotismo in modo completo, o ancora The new art of sexual ecstasy.

La promessa di una sessualità più appagante può attirare edonisti, ma anche persone o coppie con problemi sessuali o persone con una sessualità non convenzionale.

 

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Gli interruttori del desiderio sessuale femminile

suoni orgasmo vocalizzazioni

In molti uomini il desidero sessuale viene stimolato semplicemente da fantasie sessuali o dalla vista del corpo femminile nudo dal vivo o in foto o video. In molte donne, al contrario, il desiderio sessuale non si attiva spontaneamente, ma va stimolato. La non immediatezza del desiderio sessuale femminile e la necessità che il partner lo attivi attraverso stimoli e comportamenti adeguati è descritta ad esempio nel Modello del ciclo di risposta sessuale femminile elaborato dalla sessuologa americana Rosemary Basson.

La Basson elenca ad esempio il desiderio di vicinanza emotiva, il sentirsi desiderata, il desiderio di rilassarsi, il desiderio di far provare piacere al partner, il piacere di ricevere carezze come condizioni che portano molte donne ad accettare rapporti sessuali invece del semplice desiderio sessuale dovuto a fantasie o immagini erotiche. Un articolo della Basson è disponibile a questo link.

La teoria della Basson risponde all’esperienza di molte coppie, dove è in genere l’uomo che prende l’iniziativa di iniziare rapporti sessuali.

Secondo la Basson (Rosemary Basson (2000) The Female Sexual Response: A Different Model, Journal of Sex &Marital Therapy, 26:1, 51-65, DOI: 10.1080/009262300278641):

First, compared to men whose responses are influenced more by testosterone (Bancroft, 1989), women have a lower biological urge to be sexual for release of sexual tension. Second, women’s motivation (or willingness) to have a sexual experience stems from a number of “rewards” or “gains” that are not strictly sexual, these rewards being additional to, and often of far more relevance than, the women’s biological neediness or urge. These rewards are not irrelevant to men but may less often be the major motivational force. To some degree, men experience their desire as independent of context—often choosing to use the word “drive.” Third, women’s sexual arousal is a subjective mental excitement that may or may not be accompanied by awareness of vasocongestive changes in her genitalia and other physical nongenital manifestations of arousal. If there is genital awareness, it may or may not be an erotic stimulus to the woman. Fourth, orgasmic release of sexual tension may or may not occur; when it does, it can happen in a variety of ways, even in the one woman.

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Nelle donne, la frequenza degli orgasmi influenza la comparsa della menopausa

Secondo i risultati di una ricerca pubblicati sulla rivista Royal Society Open Science la frequenza degli orgasmi (sia durante rapporti sessuali che nell’autoerotismo) influenzerebbe l’età di insorgenza della menopausa: maggiore la frequenza, più elevata l’età.

La ricerca ha coinvolto circa 3.000 donne americane, intervistate a distanza di 10 anni.

I risultati della ricerca sono descritti in inglese, ma una sintesi è stata pubblicata su La Stampa.

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