L’abolizione legale della schiavitù (anche di quella sessuale, ricordate le schiave romane e le donne nell’harem del sultano?) è stato uno dei successi dei tempi moderni. Sorprende che ci sia qualcuno che rimpianga quel tipo di esperienze o le trovi formative.
Il Corriere della Sera dà ampio spazio all’esperienza di Marina, una entusiasta del BDSM, acronimo che indica pratiche di natura sessuale dove una persona assume appunto volontariamente il ruolo di schiavo/a e l’altro/a di padrone. Racconta Marina che le pratiche sadomaso le hanno cambiato la vita, in particolare:
‘È stata una sfida con se stessa’, poi ‘ha sperimentato un senso di orgoglio che aumentava la sua autostima, nel superare i suoi limiti’, poi ‘ha raggiunto un nuovo livello di consapevolezza’ e online ha scoperto ‘ persone meravigliose’ con cui ha sviluppato ‘un’intimità profonda basata su fiducia e complicità’, e pensa a loro ‘come alla sua famiglia’ . Riassumendo la sua esperienza, Marina racconta che le esperienze sadomaso le hanno fatto ‘scoprire una nuova gamma di sensazioni’.
La giornalista la asseconda, scrivendo, riferendosi ai rapporti sadomaso, ‘Perché no?’ e sottolineando ‘l’importanza della nostra capacità di aprirci agli altri [in questo caso agli aguzzini] e di metterci in discussione’ [cioè di accettare di essere abusati e torturati].
Per chi non conosce il mondo BDSM, provo a elencare cose che possono accadere alla persona che accetta il ruolo di vittima:
- limitazione della libertà di movimento. Durante gli incontri la persona può essere legata e imbavagliata
- controllo e limitazioni della libertà di comunicare con gli altri
- violenza psicologica. La persona può essere derisa o offesa
- violenza fisica. La persona viene picchiata o torturata (è il caso anche di Marina, che parla di ‘segni durevoli e marcati sulla pelle provocati da frusta, corde, canna di bambù’).
- rapporti e pratiche sessuali non desiderate, incluso con sconosciuti
- ingestione o comunque contatto con urina e feci.
In concreto, nel BDSM chi accetta il ruolo di vittima è alla mercé delle fantasie perverse del suo dominus. La vittima può rifiutare le esperienze a cui il padrone vuole sottoporla, ma il padrone è in genere esperto nella manipolazione psicologica così da portare la vittima ad accettare più esperienze possibili. Marina racconta che il suo dominus ‘dimostrando grande esperienza ed intelligenza, è andato per gradi.’
Per Marina l’esperienza dell’abuso e della tortura è stata positiva. Ma questo non rende abuso e tortura meno esecrabili. La promozione di relazioni basate sulla violenza è inoltre assai pericolosa in una società, come la nostra, caratterizzata da violenza coniugale e femminicidi.
Una caratteristica umana è che qualcuno riesce a trovare aspetti positivi, piacevoli o addirittura illuminanti anche nelle esperienze più nocive o degradanti. Mi riferisco a esperienze di guerra, di malattie gravissime, di perdite di persone care, di campi di sterminio, di abusi psicologici o fisici.
Viviamo in un’epoca in cui, secondo alcuni, tutte le esperienze sono ugualmente positive e dovremmo provare più esperienze possibili (la stessa Marina ha iniziato perché era ‘estremamente incuriosita’), e molti siti e giornali, come in questo caso Il Corriere della Sera, pur di riempire una pagina, vendere qualche copia o di avere qualche click in più sostengono questo punto di vista e promuovono le pratiche e i contenuti più diversi, inclusi alcuni, come in questo caso, aberranti.
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali 5’ edizione, pubblicato nel 2013 dalla Associazione Americana degli Psichiatri, descrive:
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Autore © Leonardo Evangelista. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.
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