Che il potere parecchi uomini l’abbiano tradizionalmente usato per accedere alla merce-donna è risaputo. Che le donne si siano ritrovate, inconsapevoli, a giocare il ruolo della merce, talvolta di lusso, talvolta modesta, quotidiana, di ripiego o di sicurezza(del corpo), è altrettanto noto.
Che le donne, sull’onda delle denunce di alcune ( per lo più merce di lusso), poi di altre, adesso di molte, abbiano deciso di non dare più per scontato il balzello da pagare ai potenti, quasi una tassa sull’avvenenza, è un dato positivo sul quale sono stati versati fiumi di parole.
Così Lidia Ravera in un articolo apparso su La Stampa. D’altra parte Lidia dice di aver paura che vada perso il corteggiamento e che le relazioni fra uomini e donne si irrigidiscano:
Ho paura che vadano perse le carezze, certe frasi ben tornite e gentili, ho paura che si estingua la sana pratica del corteggiamento. Ho paura di relazioni irrigidite, di sospetti e censure, di fraintesi, di maniere buoniste. (…) La seduzione è uno dei grandi motori dell’agire umano (l’altro è l’ambizione), e certamente è il motore principale della relazione fra i generi. Noi siamo a questo mondo per sedurre, per condurre a noi stessi l’altro o l’altra. Per avvicinarlo/a, arricchirci del suo patrimonio di idee, parole, esperienze, sentimenti. La seduzione è lenta e rischiosa. Prevede il no del corteggiato/a, mira a conquistare e non a cooptare, insegue la fusionalità e non la potenza, si esercita esclusivamente fra pari. Anzi: parte proprio, la seduzione, dal riconoscimento della parità o forse addirittura della superiorità della persona da conquistare.
L’intero articolo può essere letto su La Stampa.
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